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Sotto i nuovi
educatori i Collegi prendono una fisionomia nuova, pur
rimanendo sulle linee delle vecchie tradizioni: era lo spirito
barnabitico più dolce e più insinuante che veniva a
sostituirsi allo spirito piuttosto rigido e militaresco della
precedente Compagnia di Gesù.
Sostanzialmente rimanevano sempre i Collegi più seri e più
quotati della città. Questo secondo periodo è pieno di
vicende tristi per il Collegio. Per ragioni di chiarezza si
può dividere in cinque vicende.
LA FUSIONE (1773-1797)
I due Collegi, ormai da
ventiquattro anni andavano a gonfie vele fra il fervore delle
dispute scolastiche e le magnifiche esibizioni accademiche,
quando Bologna è invasa dalle milizie napoleoniche. La
mattina dell'11 Novembre 1797, dal Dipartimento Militare del
Reno parte un ordine categorico che intima ai PP. Barnabiti di
S. Lucia di fondere insieme i due Collegi ed in
ventiquattr'ore di lasciar sgombro il locale del Collegio S.
Francesco. Fu eseguito. Quei sacri locali profumati di
dottrina e di pietà per due secoli circa, in pochi giorni
divennero ambiente di caserma.
LA RIPRESA (1797-1816)
Immaginare il
disastro dei Padri! Di tre Comunità ridursi ad una sola,
voleva dire licenziare molti degli alunni per insufficienza di
posto, creare dei disguidi negli orari, nelle funzioni, nella
disciplina! Era stato veramente un fulmine a ciel sereno. I
Padri si adattarono alla meglio. E, animati da buono spirito
per l'educazione dei loro giovani, fecero in intensità quello
che non potevano fare in estensione. In pochi anni il Collegio
ritornò ad essere rigoglioso e fiorente di vita giovanile. Ma
in quegli anni, nonostante ogni buona volontà e buon esempio,
non si poteva stare tranquilli. C'era nell'aria un qualche
cosa che faceva pensare ad una tempesta vicina. E la tempesta
non tardò a venire.
LA SOPPRESSIONE
(1810-1816)
Il 1810 è
data infausta per tutti i Religiosi: è l'anno della
dispersione degli Ordini e delle Congregazioni Religiose
voluta da Napoleone. Anche i Barnabiti soggiacquero alla
tempesta: parte si addensarono nelle parrocchie come preti
secolari, parte ritornarono nelle rispettive famiglie, parte
furono costretti ad indossare l'abito borghese. Il P. Rettore
Bersani con la sua abilità ottenne dal governo di riprendere
l'attività scolastica nel Collegio e per di più riuscì ad
ottenere la facoltà di nominare i Professori insegnanti che
poi per pura formalità erano approvati dal Prefetto del
Dipartimento. Così, cambiata l'apparenza, il Collegio veniva
ad essere sostanzialmente quello di prima, sia per le facoltà
insegnate, sia per i Professori, sia per i metodi e la
serietà. Questo stato di cose durò fino al 1816. L'8
settembre di quell'anno tornò a splendere il sole sul nostro
Collegio: giungeva il permesso di riprendere l'abito e di
ricostruirsi in Congregazione. A sera di quella giornata
memorabile un solenne Te Deum fu cantato nella chiesa di S.
Lucia per ringraziare il Signore della passata tempesta e per
offrire i proposti di una fervosa ripresa.
LA RINASCITA (1816-1866)
Infatti, tornato il sereno, nel
novembre stesso, con l'inizio del nuovo anno scolastico,
inizia la rinascita. Si riprendono in pieno i programmi, si
rivedono gli scopi e i metodi, si riesumano le tradizioni, e
via verso le mete del sapere e della virtù. Questo è un
periodo di relativo lavoro pacifico senza scosse e senza fatti
salienti: periodo proprio secondo il costume barnabitico,
fatto di lavoro costante nel silenzio. Anche i moti
insurrezionali che agitarono quasi tutto l'800, non turbarono
gran che il Collegio S. Luigi, che nella sua serietà e nel
silenzio sembrava volesse contribuire alla formazione di una
Nazione grande e libera con altri mezzi ben più saggi e più
opportuni che quelli del sangue e della violenza. Soltanto i
moti del '48 gettarono un po' di agitazione nel Collegio, che
venne diradato dall'apprensione di molte mamme che ritirarono
i loro figli in luoghi meno pericolosi. E sono anche di questi
anni varie innovazioni nella disciplina e nel metodo
educativo, ritenute necessarie per quei giovani, i quali
sentivano nelle vene il sangue nuovo, il sangue della
rivoluzione francese, che aveva sbandierato ovunque il
concetto di libertà. Così fu introdotta la ginnastica, e in
seguito la scuola di ballo e un nuovo sistema per la scuola di
belle arti. Ma l'avvento più saliente di questo periodo è
senza dubbio la visita fatta da Pio IX al Collegio nel 1857.
Il 9 giugno di quell'anno fu giorno indimenticabile di gioia,
di canti, di fiori, di sinfonia e di lussuosi addobbi in tutto
il Collegio. L'avvenimento narrato con minuti particolari
negli Atti del Collegio ebbe risonanza in città e fuori.
Altro fatto saliente nel 1860 fu quando con l'avvento
dell'Italia a Bologna le scuole di S. Lucia furono erette a
Ginnasio Municipale.
LA SECONDA SOPPRESSIONE
(1866-1872)
Nel 1866 una
seconda soppressione. I locali furono occupati. Il Ginnasio
Municipale Barnabita fu trasformato in un R. Liceo Ginnasio,
la splendida Chiesa di S. Lucia in una caserma prima e poi in
una palestra, la bella e grande Biblioteca Pubblica fu
requisita, il Collegio S. Luigi divenne un magazzino. I Padri
con i loro Alunni furono lasciati liberi di andare a mendicare
alloggi per Bologna. Ma la Provvidenza non li abbandonò. Ben
presto trovarono dei locali, i quali, pur non essendo
adatti, servivano alla meglio all'insegnamento: uno in via
Galliera ed un altro in via Foscherari. Il Liceo e le
Elementari passarono in via Foscherari. Cinque anni passarono
così in mezzo a mille disagi sempre in attesa di luoghi
migliori e di definitiva sistemazione. Gli Alunni diminuivano
di giorno in giorno, ma i Padri sempre al loro posto,
pregavano e lavoravano con zelo, attendendo l'ora della
Provvidenza. E l'ora della Provvidenza venne.
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